venerdì 23 marzo 2012

La mano dell'arco

Vi segnalo anche questo interessante articolo sulla posizione della mano nella grip dell'arco.


Molto spesso vedo arcieri, anche agonisti, posizionare la mano sulla grip dell'arco senza il minimo controllo su quello che stanno facendo, con una rapidità di esecuzione dell'azione che non permette loro di sentire dove la stanno posizionando... e tantomeno perché la mettono li.

La mano è il primo punto di contatto con l'arco, da questa azione svolta e ripetuta in modo corretto dipende l'esito del tiro. La pressione che trasmettiamo all'impugnatura crea inevitabilmente delle torsioni che in fase di rilascio si ripercuotono sul volo della freccia; mantenere questo contatto nella posizione ottimale e rilassata ti consentirà di indirizzare la freccia con più sicurezza verso il bersaglio.

La mano è una macchina molto complessa: per il suo funzionamento sono necessari muscoli forti per consentire una presa solida e sicura ma, all'occorrenza, delicati e modulabili per maneggiare gli oggetti più fragili.

Siamo stati addestrati dalla natura ad afferrare gli oggetti, probabilmente è un retaggio di quando penzolavamo dai rami degli alberi. L'azione di lasciare libero un oggetto all'interno della mano, nel nostro caso l'arco, è una situazione che deve essere addestrata, perché è per noi innaturale. Non a caso una delle prove che vengono effettuate sui neonati, immediatamente dopo la loro nascita è la capacità di afferrare un oggetto, in questo caso il dito dell'infermiere.

La natura ci ha fornito anche di un'altra particolarità, che dividiamo solo con i primati: il "pollice opponibile", cioè la capacità del pollice di toccare le altre dita della mano.

Prova a sollevare un bicchiere senza usare il pollice, o a portare la forchetta alla bocca senza il suo ausilio, è quasi impossibile!

Purtroppo la mano, con i suoi movimenti e potenzialità, dovrà per il nostro sport essere addestrata a reprimere le sue caratteristiche funzionali: il collegamento mano-cervello dovrà essere assopito a vantaggio di un controllo molto più raffinato, sensibile alle più piccole variazioni di pressione e posizione nello spazio.

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